Un viaggio attraverso il tempo ha riportato alla luce antichi segreti. Per farli riemergere, ho scelto di fermarmi ascoltando i sussurri del vento, raccogliendo memorie sepolte, intrecciando racconti che potessero nutrire e preparare il terreno.
È stato un gesto intenzionale: creare lo spazio necessario affinché quei segreti potessero affiorare.
Ho voluto accompagnare chi sente un legame profondo con il proprio passato, chi cerca radici, chi riconosce nelle tracce del tempo un richiamo sottile. Ho varcato le soglie dell’invisibile, seguendo indizi sparsi, segni remoti ma ancora vivi in ognuno di noi. Ora quel tempo è arrivato.
Il segreto che viene alla luce porta con sé il nome della mia nuova collezione di gioielli:
Segni. Riemersioni dalla Grotta dei Cervi.
Questa collezione è il risultato di una discesa visionaria e simbolica nelle profondità della terra e del tempo. Tutto parte da un luogo avvolto dal mistero, che si trova lungo il litorale salentino, reale e mitico insieme: la Grotta dei Cervi di Porto Badisco.
Lì, nell’oscurità di un antro rimasto silente per millenni, segni arcaici sulle pareti parlano una lingua tutta da svelare: pittogrammi tracciati nell’epoca neolitica, forse rituali, forse narrativi, sicuramente portatori di un’energia ancestrale che il tempo non ha mai cancellato. È da questi segni, tracce di umanità primigenia, che prende forma la mia nuova linea di gioielli.
Segni trae la sua ispirazione da un dualismo profondo che si esplica nella discesa nell’ombra e nel ritorno alla superficie. Il flusso che guida l’essenza di ogni prezioso è continuo e duplice tra passato e presente, memoria e visione, buio e luce.
Il mio più grande orgoglio, ogni volta che realizzo un gioiello, è quello di raccontare un valore che va oltre la forma e i materiali che utilizzo: i miei gioielli non vogliono semplicemente adornare, ma raccontare e donare storie uniche. Anche stavolta quindi, ogni pezzo della linea SEGNI, nasce da un pittogramma neolitico realmente presente, e vivo, nella grotta di Porto Badisco. Ogni traccia, ogni rilievo, ogni geometria riemerge dalla pietra e dal tempo per trasformarsi in un simbolo contemporaneo che torna a vivere sulla pelle.
Conclusosi il tempo dell’attesa, il mistero si è svelato il 21 giugno, nel giorno del solstizio d’estate: la collezione è stata presentata ufficialmente in un luogo altrettanto carico di storia e bellezza, la Sala Triangolare del Castello Aragonese di Otranto.
Un evento speciale in cui il pubblico è stato accompagnato nel mondo di Segni, organizzato con il patrocinio del Comune di Otranto e grazie alla collaborazione del Club per l’Unesco di Otranto e di Marina Piconese, presidente del Club e presentatrice della serata.
È difficile descrivere con parole esatte l’atmosfera che si è creata: intima, vibrante, a tratti sospesa.
Un pubblico attento ha accolto i racconti, le proiezioni, le voci degli ospiti che con me hanno costruito questo percorso. A cominciare da Ninì Ciccarese, giornalista, speleo-archeologo, custode per oltre 25 anni e profondo conoscitore della Grotta dei Cervi, che ha condiviso con passione tutte le storie di quel luogo ancestrale e per certi versi, ancora molto misterioso. Insieme a lui, tante condivisioni di racconti, letture all’aperto, performance sonore e visive, come il video del regista Roberto Leone e gli scatti del fotografo Marco Perulli, che hanno contribuito a dar vita a un’atmosfera davvero magica e coinvolgente.
L’energia che ho percepito mentre i pezzi della collezione si svelavano è difficile da spiegare. Ma era tutto lì, come un filo invisibile tra passato e presente, buio e luce, discesa e riemersione in un incontro che ha connesso tutti.
A chi c’era, grazie davvero.
A chi non ha potuto partecipare: vi invito a venirmi a trovare in bottega, a seguirmi sui social e a visitare il mio sito per scoprire cosa è accaduto, ma soprattutto, vi invito a immergervi nel profondo universo di SEGNI.
Perché anche senza poter visitare la Grotta dei Cervi, luogo oggi inaccessibile al pubblico, possiamo riconoscere i suoi simboli dentro di noi.
Un grande ringraziamento a quelli che hanno reso possibile tutto questo, e un grazie speciale alla mia terra, il Salento, che non smette mai di ispirarmi con la sua infinita bellezza.